giovedì 23 dicembre 2010

Hummus di ceci.


Difficoltà: *
Tempo di preparazione: 15’



Dosi per sei persone
250 gr di ceci lessati
2 cucchiaini di tahin
½ limone
2 spicchi di aglio
Olio
Prezzemolo
Pepe

Questo è uno dei piatti che servirò durante il pranzo di S. Stefano. Ho già iniziato a cucinare in anticipo sui tempi, ma considerando i miei menù non ce la avrei mai fatta avendo solo la mattinata di domenica. Oggi mi sono dedicata alla cucina, ho un giorno di ferie dall’ufficio. Ho passato la mattinata nel pieno relax dei miei fornelli, che non vivevo da un po’. Sono stata lontana per diversi mesi da casa. Sono stata lontana per dedicarmi interamente allo studio, sapete che ho davanti un traguardo impensato fino a pochi mesi fa’.
Diversamente dalla ricetta che ho scritto io non ho messo il pepe visto che N. non lo può mangiare. Il risultato è comunque ottimo.
Questa ricetta presenta un ingrediente particolare Il tahin, non è altro che una crema di sesamo. L’ho acquistato quando ancora facevo parte dei gruppi di acquisto senza intermediari, compravo direttamente dal produttore. Questa è una cosa che vorrei tornare a fare appena avrò il tempo. Nei GAS (i gruppi di acquisto) ci sono dei prodotti particolari che non avrei mai trovato nella grande distribuzione.




Potete cuocere i ceci o utilizzare quelli inscatolati già cotti. Se utilizzate quelli già cotti frullateli insieme all’aglio tritato, mentre li frullate aggiungete il tahin e il succo del limone. Per rendere il tutto cremoso aggiungete il liquido di cottura dei ceci fino ad ottenere la consistenza che desiderate. Mentre effettuate questa operazione aggiungete l’olio d’oliva, circa quattro cucchiai per evitare di coprire troppo il sapore del tahin. Una volta ottenuta la crema aggiungete un poco di pepe. Servite in una ciotola, con una spolverata di prezzemolo. Ogni ospite si servirà dalla ciotola spalmando la crema sul pane tostato.

domenica 28 novembre 2010

Botti di zucchine ripiene di salmone.


Difficoltà: *
Tempo di preparazione: 25’

Ingredienti per due persone.
6 zucchine
3 fette di salmone affumicato
Mezzo limone



Mondate quattro zucchine e tagliatele a metà. Portate a bollore l’acqua nella pentola e fate cuocere le zucchine. Durante la cottura delle zucchine, tagliate quelle che rimangono in tre o quattro parti ciascuna, dipende da quanto alte vorrete avere le “botti”. Cercate di fare dei tagli dritti per avere la “botte” dritta.
Ogni pezzo deve essere scavato con il coltello, fate attenzione a lasciare l’ultima parte interna della zucchina al fine di non perdere il ripieno che verrà successivamente inserito. La polpa delle zucchine che estraete mentre scavate può essere messa insieme alle altre zucchine che stanno cuocendo. Una volta che le altre zucchine sono cotte mettetele nel frullatore insieme ad una fetta di salmone tagliato a pezzetti. Frullate il tutto. Prendete le altre due fette di salmone e tagliatele a piccoli pezzi e mischiate con il resto della farcia. Spremete il mezzo limone e inserite il tutto nelle “botti” precedentemente preparate. E’ importante lasciare le “botti” crude al fine di ottenere un ottimo contrasto con la morbidezza della farcia.
Il piatto può essere servito freddo.

Involtini di cotto con salsa di yogurt.


Difficoltà: *
Tempo di preparazione:25’


Ingredienti per due persone:
6 fette di cotto arrosto
1 bicchiere di yogurt magro
 Un terzo di cavolfiore




Ultimamente F. è a dieta e anche N. con cui viviamo da qualche mese. In questi ultimi mesi, in cui non ho cucinato, N. ha preparato piatti dietetici per tutti. Ora che torno ai fornelli cerco di inventarmi ricette che anche loro possono mangiare. Questa è venuta particolarmente bene e lascia soddisfatti anche nella presentazione. Sono dell’idea che essere a dieta non significa presentare piatti scialbi che rattristano. Certo è vero che non è facile trovare ricette dietetiche e gustose. Le foto non sono venute bene, ma ho difficoltà quando non sono nella mia cucina.




Mondate il cavolfiore e lessatelo. Una volta lessato frullatelo insieme al vasetto di yogurt. Otterrete una crema che vi servirà per riempire il cotto. Adagiate una fettina di cotto e ponete sopra la crema, avvolgete per ottenere gli involtini. Servite su di un piatto insieme alla salsa che sarà avanzata.
Questo piatto può essere servito freddo.

domenica 21 novembre 2010

Pantelleria.



Finalmente riesco ad avere un po’ di tempo per me. Mi sembra impossibile poter avere a disposizione parte del we senza dover preparare la mia tesi. Ormai il più del lavoro è fatto, ultime piccole correzioni e poi aspetto il giorno della discussione. In occasione di questo tempo a disposizione voglio scrivere il post sul mio viaggio a Pantelleria fatto a fine luglio. Il viaggio a Pantelleria è stata l’ultima boccata di ossigeno prima di immergermi in uno studio davvero faticoso. E ora che sono agli sgoccioli della mia preparazione posso finalmente raccontarvi come è Pantelleria a miei occhi.

Una parte del viaggio è stata scritta durante il mio soggiorno a Pantelleria, all’incirca fino al percorso dei sesi, il resto l’ho scritto al mio rientro a Roma.




Il rumore del vento tra le foglie di un albero di gelsi che è proprio accanto a me. Oltre a questo il silenzio, anche gli uccelli hanno smesso di cinguettare, cerchiamo tutti di recuperare la forza che il caldo affievolisce. Ogni essere vivente rimane fermo all’ombra trovata, la mia è quella del canneto che fa da tetto a questa veranda. Aspettiamo immobili che le ore si portino via il caldo del primo pomeriggio. Qualsiasi movimento è solo una perdita di energia e produce una sensazione di spossatezza. All’orizzonte il mare e tra me e il mare c’è la vegetazione bassa e i muretti a secco che monopolizzano i colori di quest’isola. Ripenso al cielo stellato di ieri sera, alla via lattea così nitida, senza quelle luci artificiali sempre pronte a confondere. Chiudo gli occhi e rivedo il cielo colmo di stelle che non vedo quando esploriamo la volta celeste nelle nostre serate osservative. Sono tante, infinitamente tante le stelle e mi irrito a pensare che nella quotidianità dimentico la grandezza che ho attorno, dimentico perché tutto quello che riguarda la natura è celato dalla metropoli in cui vivo.
Penso ancora alla via lattea, al vento sulla pelle, ai dammusi che si amalgamano perfettamente con il paesaggio circostante, al coloro bianco e viola dei fiori di cappero e sento di essere legata già a doppio filo con questa terra.


La prima tappa a Pantelleria è il lago di venere. Arriverete al lago percorrendo una strada che dall’altro scende fino al lago, godrete così di un panorama incredibile. Il colore del lago è turchese ed è stato chiamato in questo modo perché si narra che Venere venisse a specchiarsi qui prima di andare dai suoi amanti. La particolarità del posto non si limita al panorama così particolare. Una delle attrattive del lago è la possibilità di fare i fanghi. Spalmate la pelle con il fango che raccogliete nel lago, dal fondale. Strofinatevelo addosso creando uno scrab naturale. Poi lasciatelo sulla pelle affinchè si asciughi e infine immergetevi di nuovo nel lago per liberarvi dal fango. Sentirete subito una pelle levigata e morbida che vi accompagnerà per tutta la vostra vacanza. Dovete andare al lago il primo giorno della vostra vacanza, altrimenti rischierete che lo scrab naturale porti via tutta l’abbronzatura.



19/7/2010
Abbhiamo deciso di utilizzare la giornata per iniziare ad esplorare il mare. Pantelleria è un’isola vulcanica e non possiede spiagge sabbiose, aggiungerei che alcune cale non possiedono proprio spiagge. Balata dei turchi è una di queste. Dagli scogli potete immergervi solo nell’acqua già alta.
Durante la giornata ci siamo spostati sull’altro versante, quello est che guarda l’Italia. Verso punta Spadillo c’è il lago delle ondine. Potete tralasciare di vedere il faro a punta Spadillo. L’edificio è fatiscente e non c’è accesso al mare. E’ presente un museo, ma è chiuso e visto che oggi è un giorno feriale immagino che sia chiuso sempre. Se prendete il sentiero opposto a punta Spadillo arriverete al laghetto delle ondine, non prima di aver fatto un tratto di dieci minuti a piedi. La passeggiata vi permetterà di godere di uno spettacolo unico. Una colata lavica pietrificata in una sorta di infiniti schizzi. Credo che la foto riesca a spiegare meglio delle parole. Durante il percorso si passa accanto ad una serie di torrette militari usate per la difesa contraerea durante la seconda guerra mondiale. E’ impressionante considerare come questo sia un elemento completamente fuori contesto, è quasi inquietante che in questo posto fiabesco sia presente un elemento così fuori contesto.
Il percorso prosegue e ci lasciamo alle spalle le torrette antiaereo e speriamo per sempre anche gli orrori della guerra. Si scende fino ad arrivare al laghetto delle ondine.










Mille parole non riuscirebbero a spiegare la magia di questo posto, una magia che abbiamo goduto a piene mani grazie al fatto che tutte le persone che erano lì se ne sono andatevia come siamo arrivati noi. E’ rimasta solo un'altra coppia che era molto distante da noi. Sapevano forse tutte quelle persone che amiamo la solitudine? Non saprei dirvi, mi ricordo solo di aver appoggiato il telo su uno scoglio abbastanza piatto per poter prendere il sole in comodità, poi ho alzato la testa e le altre persone stavano sistemando i loro teli da mare per andarsene. Io e F. ci siamo guardati e abbiamo sorriso. Capita anche a voi di avere voglia di solitudine? Ecco io di più.








Il lago è di acqua salata, la colata lavica ha permesso la formazione di questo laghetto dove le onde del mare, infrangendosi sugli scogli, permettono di alimentarlo, ma non di invaderlo. Abbiamo passato lì il resto del pomeriggio fino al tramonto. Siamo stati per ore in questo posto fiabesco, noi, la coppia laggiù distante e la luna ancor più distante.




20/7/2010
Questa mattina niente mare, ci svegliamo e decidiamo di fare la nostra prima escursione sull’isola, scegliamo un itinerario archeologico che ci porterà a visitare i sesi in località Mursia e poi l’acropoli che è vicino la località S. Anna.
La prima parte della mattina la utilizziamo per seguire il percorso dei sesi.
Innanzitutto va detto che i sesi sono dei tumuli funerari che risalgono all’età del bronzo.
Queste tombe sembrano essere state costruite dai primi abitanti dell’isola; i sesioti che dovrebbero essere partiti da Filicudi (isole eolie). Ho trovato davvero interessante questa ipotesi, perché trovo che Pantelleria assomigli molto a Filicudi, ovviamente parlo del paesaggio e dell’aspetto selvaggio che si respira, al contrario gli abitanti di Pantelleria sono molto più socievoli di quelli di Filicudi i quali sembrano piuttosto ritrosi, restii al dialogo, forse ciò è dovuto alle piccole dimensioni di questa isola delle eolie.
I sesi sono quindi tombe fatte di pietre, tenute insieme tra di loro senza nessun ausilio.
Il punto iniziale del percorso parte dal mare e si inoltra fino ad una prima parte dell’entroterra.
La camminata non è molto lunga e durante il percorso si ha la possibilità di scoprire anche il “jardino” che al tempo conteneva gli alberi da frutto, con lo scopo di proteggere le piante dal vento.







Terminato il percorso dei sesi, durante il quale non incrociamo anima viva ci dirigiamo verso la macchina per andare a visitare l’acropoli.
Gli scavi sono ancora in corso, dalla foto si intravede un archeologo che sta scrivendo degli appunti mentre qualqun’altro scava, sembra  di vedere una scena di quark solo che non sono seduta sul divano di casa mia.
L’acropoli è costituita soprattutto da cisterne, con qualche abitazione. La presenza di cisterne rende bene l’idea di quanto sia importante, da sempre, l’acqua su quest’isola dove non piove mai.



Il resto della giornata lo passiamo al mare, lo snorkling è uno dei piaceri di questa vacanza, fondali profondi che in parte inquietano e in parte tolgono il fiato per la loro bellezza.


21/7/2010
La giornata viene utilizzata per visitare l’altro versante dell’isola, la parte di Gadir e Cala Tramontana. Per arrivare a queste località passiamo lungo la costa nella parte sud dell’isola, partendo da dove siamo alloggiati, Nicà e passando per Balata dei Turchi, Martignana e L’arco dell’Elefante. Lo spettacolo che ci attende verso Balata dei Turchi è surreale. Una coltre di nebbia si sposta dal mare verso la costa, una coltre bassa che non permette di vedere l’orizzonte e che nasconde anche parte del mare. Questo cielo un po’ coperto permane per alcune ore anche se la nebbia sparisce mano a mano che ci avviciniamo all’arco dell’Elefante.
Questa parte è sicuramente più curata, alcune discese al mare sono veramente facili, fra queste c’è Cala Tramontana. Questo angolo di paradiso è costituito da poche case proprio sul mare, con un piccolo porticciolo, il tutto sembra essere il quadro perfetto per un borgo di oltre tempo.
Cala Tramontana possiede inoltre una banchisa in legno che permette di prendere il sole più comodamente rispetto agli scogli.




22/7/2010
Oggi siamo a Balata dei Turchi, ci passiamo gran parte della giornata e ci immergiamo per una osservazione del fondale che vorrei non finisse mai. Il sole è caldo e l’acqua ha raggiunto la temperatura ideale, il fondale è nitido anche se profondo e i pesci ci accompagnano mentre nuotiamo, rimango ferma, per un tempo indefinito, a pancia in sotto con la maschera e il boccale, cullata dalle onde, guardo affascinata i pesci che vivono fra i massi caduti dalla montagna franata in mezzo al mare. Questo sarà uno dei ricordi che mi porterò a casa.




23/7/2010
Oggi dedichiamo una parte della giornata all’entroterra. La località che visitiamo si chiama Monastero. E’ una zona davvero molto bella, situata all’interno di quella che una volta era una delle bocche del vulcano. Ci sono alcuni dammusi persi fra le vigne in una parte completamente pianeggiante, una rarità a Pantelleria. Girovagando con la macchina arriviamo ad una cantina dove sorseggiamo del vino, il proprietario, davvero particolare, non ci mette a nostro agio e decidiamo di andarcene poco dopo, fortunatamente sarà l’unica persona che incontriamo in tutto il nostro viaggio ad assumere un tale atteggiamento.


Il resto della vacanza scorre in pigrizia, ritmi lenti, cuciniamo nel dammuso a pranzo, qualche volta anche la sera,quando usciamo fuori per cena, mangiamo sempre allo stesso ristorante “U trattu” per la prima volta in vita mia non cambio, non sperimento altri luoghi perché mangiamo bene, il ristoratore è simpatico, sa fare il suo mestiere, a fine cena ci offre sempre un liquore che prende insieme a noi e questo ci permette di scambiare con lui quattro chiacchiere.
Una sera abbiamo conosciuto una coppia di ragazzi stranieri, uno di New York e l’altro di Cape Town, avevano voglia di chiacchierare e anche noi, abbiamo passato la serata mentre cenavamo discorrendo del più e del meno grazie al fatto che il loro tavolo era accanto al nostro.
Passiamo le giornate in perfetta armonia con la natura, favoriti dal fatto che il nostro dammuso è lontano da tutto, l’edificio, un vecchio mulino, ha in realtà più abitazioni, ma per qualche fortunata coincidenza i dammusi, accanto al nostro, sono stati affittati  solo il giorno in cui arriviamo e il giorno in cui ce ne andiamo, per il resto della vacanza ci siamo solo noi e le stelle.
La coppia che troviamo quando arriviamo è pure simpatica, una coppia di napoletani con cui passiamo tutta la nostra prima sera.
Ogni tanto girovaghiamo per le case degli abitanti in cerca dei loro prodotti, chiediamo in giro dove possiamo acquistare questo o quell’altro prodotto, è un’ottima occasione per comprare cose buone e fatte in casa, ma è soprattutto un occasione per scambiare quattro chiacchiere con la gente del posto, vedere le loro case, respirare l’atmosfera pantesca. Se avete intenzione di portarvi a casa alcune delle prelibatezze culinarie che offre Pantelleria vi suggerisco di rivolgervi alla popolazione del posto, saranno tutti pronti a darvi i loro prodotti, ma non si permetteranno mai di suggerivi di acquistarli se voi non avete chiesto nulla.


La domenica partiamo sul tardi, verso le 19:00 ma non andiamo a prendere il sole perché è una giornata terribilmente ventosa, il mare è davvero mosso, non mi importa, mi sono raffreddata e non mi sarei comunque goduta il mare.
Giriamo con la macchina e ci fermiamo a scattare un infinità di foto al mare, lo adoro anche quando è così. Mi siedo su uno scoglio e guardo il movimento burrascoso delle onde, mi ricordo di quando stavo per affogare, tanti anni fa e per fortuna sono arrivati i soccorsi dalla spiaggia, ricordo il tentativo disperato di riavvicinarmi alla spiaggia e le onde che invece ci spingevano sempre più a largo. Oggi non faccio più il bagno quando il mare è in tempesta eppure rimane sempre oggetto del desiderio che anelo in una quotidianità fatta di metropoli.
Al rientro facciamo i bagagli e raccattiamo le nostre cose. Oggi sono qui alla mia scrivania, che scrivo le ultime righe di questo viaggio, al mio rientro ho iniziato a consigliare Pantelleria a tutti quelli che incontro.
E’ un isola bella perché offre davvero molto, ma è l’atmosfera, in parte selvaggia, che ho trovato che mi ha incantato. Un’ottima via di mezzo fra la comodità e quella strana sensazione di stare un po’ fuori dal mondo.



domenica 19 settembre 2010

Cariati e quattro giorni di relax







Mi è quasi sembrato un sogno, sei ore di macchina e addio frenetica vita passata in ufficio e con lo studio. Vado in facoltà il giorno della partenza, parlo della mia tesi, che sembra non finire mai e poi parto, sei ore, appena sei ore e sono in Calabria.
Mi alzo il giorno dopo, costume, telo e mare.
Ho appena quattro miserabili giorni per tirare il fiato dallo studio, dal lavoro.


Ho visitato un posto antico, ruderi, civiltà della magna grecia, volete saperne di più?
Non posso soddisfare nessuna curiosità, stavolta non ho studiato :-)
Sulla strada del rientro trovo questo magnifico borgo completamente abbandonato, qualcuno coltiva la terra attorno, ma gli edifici sono completamente abbandonati.




E poi incrocio una collina con alberi di ulivo contorti e bruciati, questo è il mio albero preferito.
Le fatiche della vita lo abbelliscono.





In fretta e in furia scrivo questo post, sottraggo tempo prezioso allo studio. Preparare una tesi mentre si lavora non è cosa facile, almeno non ho più nessun esame in pending e posso dedicare tutte le mie energie solo a preparare la tesi. Vorrei chiudere il mio percorso di studi al più presto, spero nei prossimi mesi.
Perciò sarò lontana dal blog ancora a lungo. Spero di trovare il tempo per inserire le foto del mio viaggio a luglio a Pantelleria. Per il resto...fatemi un "in bocca al lupo"!

martedì 13 luglio 2010

Subiaco

Qualche giorno fa abbiamo colto l’occasione per andare a visitare i monasteri di Subiaco, neanche a dirlo, siamo arrivati in tempo giusto per vederne uno, ovviamente quello meno importante.
Non importa la giornata è stata bella lo stesso grazie alla visita che ci è stata consigliata dalla guida del monastero di Santa Scolastica.
Lei ci ha suggerito di andare a visitare il paese di Cervara, un posto incantevole, dove si arriva solo a piedi grazie alla salita di una infinita scala.

Il paese è fatto di vicoli che si intrecciano fra di loro, le macchine non possono arrivare al paese e quindi il silenzio regna tra le case, udire il chiacchiericcio delle donne fuori alla porta di casa è facile.
La caratteristica che rende unica Cervara è la presenza degli artisti che abitano il paese.
Lungo le strade è facile incontrare poesie scritte sui muri, sculture o dipinti.


Eppure nulla è stato tolto al fascino povero e severo di questo paesino perso ad alta quota.
La parte meravigliosa della giornata è stata toccata con la cena.
Eravamo, con la macchiana, alla ricerca di una trattoria, magari rustica e semplice.
Ci siamo fatti guidare dal fascino di un nome che lasciava presagire tutto quello che poi abbiamo trovato; “la locanda dell’orso”.
Una locanda sperduta nel nulla, che si trova come unico edificio in mezzo alla natura incontaminata di un paesaggio montano.

Ci si arriva dopo due chilometri di strada semi asfaltata.
Prima dell’arrivo ci è stata regalata una scena incantevole, cavalli selvatici ci hanno attraversato la strada e noi siamo rimasti a guardali mentre se ne andavano con passo lento.

La locanda si presenta come un casale in mezzo al nulla, la cucina è molto semplice, nel menù due tipi di pasta e una grigliata di carne, eppure buona e casereccia come l’atmosfera che si respira.
Abbiamo deciso di tornarci soprattutto per portare con noi il telescopio, il ristorante è su una spianata e non c’è nulla che ostacola la vista del cielo e non c’è nemmeno il tanto odiato inquinamento luminoso!
Il posto merita ecco perché trovate il sito del ristorante: www.locandadellorso.it

martedì 29 giugno 2010

Gnocchetti con gamberi, salmone e barba di frate (agretti)


Tempo di preparazione: 50’
Difficoltà: *




Ingredienti per due persone:
240 gr di gnocchi quelli piccoli
200 gr di gamberi
100 gr di salmone affumicato
300 gr di barba di frate (detta anche agretti)


Pulire gli agretti o barba di frate e farli bollire sarà la parte più lunga della preparazione, vi potete portare avanti con il lavoro facendolo il giorno prima ed allora la preparazione del condimento che accompagna la pasta avverrà in pochi minuti.
Una volta che avete cotto gli agretti, scolateli e lasciateli raffreddare per 5’.
Nel frattempo mettete a scaldare l’acqua per la pasta e versate l’olio in padella con uno spicchio di aglio, portate a temperatura per friggere la barba di frate, cercate di far dorare la verdura, in questo modo assumerà il sapore e la consistenza che vagamente ricorda le alghe fritte (ho detto vagamente)
Questo permetterà alla barba di frate di divenire croccante, ottimo contrasto con la morbidezza di tutti gli altri ingredienti.


Una volta che avete fritto gli agretti li togliete dalla padella, cercate di lasciare nella padella tutto l’olio che avete usato per la frittura della verdura.
Quindi nella stessa padella fate cuocere per 5’ i gamberi, quando mancano 2’ aggiungete il salmone affumicato che avrete tagliato a quadretti sottili, in questo modo si amalgama meglio con la pasta.
Quando la pasta sarà cotta, la aggiungerete agli agretti e ai gamberi con il salmone.
La ricetta è davvero perfetta perché la preparazione è davvero veloce se avete gli agretti già sbollentati.
Come avrete notato non esistono molte foto di questa ricetta, io ho solo messo insieme due o tre ingredienti che mi giravano per la testa da un po’ e chi si aspettava che veniva così buona?

domenica 27 giugno 2010

Insalata di mele con sesamo e aceto balsamico



Tempo di preparazione: 10’
Difficoltà: *



Ingredienti per due persone
8 foglie di lattuga romana (quella a foglia lunga)
1 mela
20-30 gr di sesamo
Un filo di olio e di aceto balsamico


E’ una ricetta veloce e fresca, adatta a queste serate finalmente estive. Ottima per quando si rientra a casa dopo una giornata passata al mare come abbiamo fatto ieri.

Tagliate la mela a fettine e mescolatela con la lattuga che avrete tagliato una volta pulita.
Fate tostare i semi di sesamo in un pentolino per circa 4’.
Nel frattempo emulsionate l’olio e l’aceto balsamico con il sale.
Versate sopra i semi di sesamo e poi l’olio con l’aceto.
Se volete potete aggiungere scaglie di parmigiano grattugiato.