Da dove iniziare, da dove si inizia per raccontare il
Canada orientale vissuto durante tre settimane di vacanza?
E’ stata un’esperienza così ricca che so già che ci vorrà
molto tempo per raccontare tutto quello che il Canada ha da offrire.
Per cui mentre scrivo queste righe decido di raccontare
secondo l’ordine cronologico, raccontare giorno dopo giorno come ho scoperto
questo paese incantevole e che eccede tutte le aspettative possibili.
Pubblicherò capitolo per capitolo il viaggio, senza
aspettare di aver scritto tutto, altrimenti passeranno chissà quanti mesi prima
di riuscire a pubblicarlo.
Com’è il Canada? Avete presente tutti i documentari sulla
natura che avete guardato incantati?
Ricordate lo stupore che avete vissuto guardando
attraverso la tv i paesaggi incontaminati, la natura selvaggia, gli spazi
infiniti?
Il Canada è questo, è fatto di laghi che sembrano i
nostri mari, è fatto di foreste fitte che non possiamo confrontare con nulla di
quello che l’Italia ci offre, è fatto di persone cordiali e calorose, è fatto d
una polvere magica che ti si attacca e ti rimane addosso mentre a casa ripensi
a tutto quello che hai vissuto in Canada.
Il nostro viaggio, che ha previsto l’affitto della
macchina, ci ha portato a visitare:
Regione del Québec
-
Montreal
-
Parc Mont Tremblant
-
Quebéc city
-
Canion S.Anne
Regione del New
Brunswick
-
Temiscouada
-
Hope well rocks
Prince Edward
Island
-
Isola Prince Edward (in questo racconto chiamata
anche PEI)
Nuova Scotia
-
Cape Breton
-
Alifax
Regione Ontario
-
Toronto
-
Cascate del Niagara
-
Thousand islands
-
Ottawa.
Partiamo da Bruxelles sabato mattina verso le 11 e
atterriamo a Montreal verso le 12:30 per il fuso orario.
Il primo giorno vediamo poco di Montreal, un po’ perché abbiamo
preso un albergo lontano dal centro, inoltre il fuso orario ci ha scombussolato
e cerchiamo un ristorante alle sei del pomeriggio, decisamente troppo presto e
vaghiamo senza sapere dove andare.
Troviamo un ristorante buono, uno dei pochi aperto a
quell’ora e ci sediamo in completo silenzio, completamente sfasati dalla luce
del giorno (col fuso orario dell’Italia per noi sarebbero state circa le 22).
Montreal offre un’ottima cucina internazionale.
Assaggiamo un piatto composto da diversi tipi di pesce, cotti perfettamente. Peccato
che sia abbastanza cara, senza contare che in Canada va aggiunta a qualsiasi
cosa la tassa provinciale, la cui percentuale varia da zona a zona. (In media
considerate comunque un 15%).
Ovviamente la cucina italiana è un must anche qui.
Tantissimi i ristoranti italiani, ma anche i piatti italiani cucinati nei
ristoranti canadesi.
Anche a Montreal è stato facile trovare parole italiane
completamente errate, così scorrendo il menù mi è capitato di trovare scritto “Parpadele”.
Il giorno dopo prendiamo la macchina in affitto, che
terremo fino al nostro arrivo ad Alifax il 23 agosto. Ci attraverseremo quattro
regioni e due isole.
Partiremo dalla parte francofona per finire in quella anglofona con una lunga sosta a Cape Breton, riccamente popolata di scozzesi immigrati tempo fa ….non sempre facili da capire, con il massimo dello sconforto raggiunto durante una visita in una miniera abbandonata, avendo per guida un ex minatore: slang scozzese di un uomo che per quarant’anni è stato sottoterra.
Partiremo dalla parte francofona per finire in quella anglofona con una lunga sosta a Cape Breton, riccamente popolata di scozzesi immigrati tempo fa ….non sempre facili da capire, con il massimo dello sconforto raggiunto durante una visita in una miniera abbandonata, avendo per guida un ex minatore: slang scozzese di un uomo che per quarant’anni è stato sottoterra.
E’ stato l’apice delle difficoltà linguistiche degli
ultimi dieci anni.
Da qui parte il diario che ho scritto durante la vacanza.
Non l’ho terminato durante la vacanza, ma ho smesso di scriverlo durante il soggiorno a
Cape Breton.
Lo termino ora che sono di nuovo in Belgio cercando di
rivivere una vacanza fiabesca.
Una vetrata, larga e lunga tutta la camera, mi permette di
vedere tutto il quartiere cinese e i grattaceli di Montreal.
Grattaceli che non sono poi tanti quanti me ne aspettavo.
Grattaceli che non sono poi tanti quanti me ne aspettavo.
La stanza dell’hotel è al 12 piano e la vista delle luci
di Montreal di notte è affascinante.
Lo sguardo spazia tra le grandi strade, gli spazi sono
immensi soprattutto se si effettua un paragone con le città europee.
Questa è la prima cosa che mi colpisce; gli incroci, le
macchine, i palazzi sono enormi.
Place d’armes per esempio, situata in Vieux Montreal è
incredibilmente grande.
Qui lo sguardo spazia e non è costretto da un edificio e
poi ancora un altro edificio, come succede a Bruxelles o a Roma.
Montreal ci accoglie con giornate soleggiate e calde.
Passeggiare lungo i viali e il porto vecchio è piacevole.
Onnipresente il vento; di giorno che da sollievo alla pelle scottata dal sole,
di notte per fortuna non freddo…sarà che siamo ad Agosto e mi aspettavo un
clima molto più rigido.
Mi domando se questa città è sempre battuta dal vento o è
solo una coincidenza in cui mi sono trovata.
Faccio una breve ricerca in internet e a quanto pare Montreal è sempre battuta dal
vento soprattutto in inverno.
In inverno si può avere a che fare con il così detto “Blizard”
un vento forte accompagnato da una bufera di neve. Il vento supera i 56 km/h e
la temperatura è sotto lo zero.
Sostanzialmente il vento forte ti butta addosso la neve
che a quella velocità deve essere simile a scaglie di ghiaccio.
L’hotel della nostra seconda notte in Montreal è nel
quartiere cinese, ragion per cui la visita della città parte proprio da qui.
Devo dire che il quartiere cinese è immediatamente
accanto al vecchio quartiere, il cuore di Montreal, per cui giriamo facilmente
per tutti i punti di interesse turistico.
Il quartiere cinese è pieno di piccoli negozi, stracolmi
di cose da comprare.
Si vende di tutto e le etichette in cinese sono, ovviamente, incomprensibili.
Girovaghiamo per le vie di Montreal e appena la fame si
fa sentire ci prepariamo a mangiare il piatto tipico di Montreal; la poutine.
Ora, vi ricordate che vi ho accennato all’ottima cucina
internazionale di Montreal?
Ecco tenetevi alla larga dalla poutine. Sono patatine
fritte, accompagnate, nello stesso piatto, da pezzi di formaggio e una salsa d’uva.
Neanche con tutto l’impegno del mondo sarebbe possibile
parlar bene di questa ricetta.
La giornata passa veloce mentre camminiamo per il
quartiere vecchio.
Durante la passeggiata in giro per il quartiere vecchio
le tappe fondamentali sono:
Place d’Armes, un antico campo di battaglia fra francesi
e inglesi.
Sulla piazza affacciano il vecchio seminario, che
sembrerebbe essere la costruzione più antica di Montreal, il New York life
building, cioè il primo grattacielo della città e la basilica di Notre-Dame.
Fatta una breve sosta in questa piazza, ci siamo spostati
verso place Jaques Cartier passando per place de justice, hotel de la ville
situato in camp de mars, proprio davanti a place Jaques Cartier.
Accanto all’hotel de la ville si trova la statua dell’ammiraglio
Vauquelin
che fu collocata dai francesi in risposta alla colonna di Nelson,
situata in place Jaques Cartier e che a sua volta fu eretta dagli inglesi in
onore della vittoria ottenuta a Trafalgar.
Place Jaques Cartier è una piazza tipicamente turistica,
con artisti da strada e innumerevoli ristoranti.
Scendendo verso il fiume si arriva al vecchio porto che è
stato rinnovato creando una bella passeggiata.
L’abbiamo percorsa fino ad arrivare alla torre dell’orologio,
la cui entrata, stranamente gratuita, permette di vedere Montreal dall’alto con
una vista che spazia anche sul fiume sottostante.
Tira un vento incredibile e le correnti di acqua del
fiume sottostante sono piuttosto minacciose.
Tornando verso l’albergo finiamo per entrare nei mercati
Bonsecours.
Si trovano proprio di fronte al vecchio porto, ma l’edificio
non è più adibito a mercato generale come in passato.
Negli anni sessanta hanno infatti iniziato una lenta
ristrutturazione che ha portato l’edificio ad essere oggi una serie di gallerie
di arte e negozi di souvenir di media –alta qualità.
Un’altra cosa che mi ha colpito di Montreal è la
diversità della popolazione che la
abita, in strada è possibile incontrare persone provenienti da tanti paesi
diversi.
Altra breve ricerca; la popolazione canadese è
prevalentemente costituita da francesi (50%), seguita dagli inglesi (34%) ma
anche moltissimi tedeschi, italiani, olandesi e ucraini, per non parlare poi
delle popolazioni minori.
In città aumenta molto la possibilità di incontrare le
popolazioni minori e a Montreal si vede davvero di tutto.
Come sarà la loro integrazione? Sarà riuscito il Canada a
regalare pari opportunità a tutti?
Rimango col dubbio perché butto l’occhio verso una
piccola strada piena di cassoni per l’immondizia.
Ci sono circa sette, otto barboni seduti a terra, poi ne
vedo altri mentre passeggio per la città, qualcuno chiede l’elemosina, qualcuno
parla da solo, niente di nuovo. Rimango delusa e francamente non me lo
aspettavo, ma quale integrazione?
Mentre mi perdo nei ragionamenti sull’integrazione mi si avvicina uno mal concio, non capisco se mi chiede soldi o semplicemente farnetica…. e scusa amico, niente contro, ma mentre ragiono sull'integrazione, io intanto mi faccio più in là.
Una spiaggia artificiale lungo il fiume accanto alla torre dellìorologio.
Mentre mi perdo nei ragionamenti sull’integrazione mi si avvicina uno mal concio, non capisco se mi chiede soldi o semplicemente farnetica…. e scusa amico, niente contro, ma mentre ragiono sull'integrazione, io intanto mi faccio più in là.
Una spiaggia artificiale lungo il fiume accanto alla torre dellìorologio.
Nessun commento:
Posta un commento