lunedì 2 novembre 2009

Torta di robiola e uvetta.


Tempo di preparazione: 60’
Difficoltà: *


Ingredienti per sei persone
300 gr farina
6 uova
1 bustina lievito per torte salate
1 cucchiaio zucchero
70 gr uvetta
200 gr robiola
20 g olio di semi

Versale l’uvetta in acqua calda per ammorbidirla e lasciatecela fino a quando non vi occorrerà.
Riscaldate il forno a 180 gradi.
Nel robot versate la farina con il lievito, le uova, uno alla volta, montando a velocità media, l’olio (di semi altrimenti non si gonfia bene). Successivamente aggiungete la robiola e lo zucchero (se vi piace l’idea di servirlo come dolce arrivate anche a un cucchiaio e mezzo). Aprite il robot e incorporate all’impasto l’uvetta che avrete sgocciolato. Passate il burro sullo stampino e versate il composto, sistemate in forno a 180’ per 45 minuti circa.

La ricetta di oggi è solo un veloce sorvolo sul gusto del cucinare. Quello che mi preme è rendere omaggio ad Alda Merini, scomparsa ieri.
Io non amo la poesia, non la conosco e non me ne interesso, ma ci sono versi che toccano il cuore e lasciano senza fiato.E’ a lei che dedico la ricetta di oggi, a chi ha saputo donarmi attimi di rapimento.
Le poesie di Alda Merini, che ho scelto per questa giornata, sono, ovviamente, le mie preferite.

Lettere

Rivedo le tue lettere d’amore
Illuminata adesso da un distacco
Senza quasi rancore

L’illusione era forte a sostenerci
Ci reggevamo entrambi negli abbracci
Pregando che durassero gli intenti.
Ci promettevamo il sempre degli amanti
Certi nei nostri spiriti […]

E hai potuto lasciarmi
E hai potuto intuire un’altra luce
Che seguitasse dopo le mie spalle

Mi hai suscitato dalle scarse origini
Con richiami di musica divina
Mi hai resa divergenza di dolore
Spazio per la tua vita di ricerca
Per abitarmi il tempo di un errore
E m’hai lasciato solo le tue lettere
Onde io ribevessi la mia assenza

Vorrei un figlio da te
Che sia una spada lucente
Come un grido d’alta grazia
Che sia pietra
Che sia novello Adamo
Lievito del mio sangue
E che risolva più dolcemente
Questa nostra sete

Ah se t’amo!
Lo grido ad ogni vento
Già mando fiori da ogni stanco ramo
E fiorita son tutta
E di ogni vena vo scerpando il mio lutto
Perché genesi sei della mia carne

Ma il mio cuore è trafitto dall’amore
Ha desiderio di mondarsi in vivo
E perciò dammi un figlio delicato
Un bellissimo vergine viticcio
Da allacciare al mio tronco

E tu possente padre
Tu olmo ricco d’ogni forza antica
Metterai dolci ombre alle mie luci
E più facile ancora.
E più facile ancora mi sarebbe scendere a te per le più buie scale,
quelle del desiderio che mi assalta come lupo infecondo nella notte.
So che tu coglieresti dei miei frutti con le mani sapienti del perdono...
E so anche che mi ami di un amore casto, infinito, regno di tristezza...
Ma io il pianto per te l'ho levigato giorno per giorno come luce piena
e lo rimando tacita ai miei occhi che,
se ti guardo,
vivono di stelle.

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